ANCL - Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro

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La nostra storia

La fondazione dell'ANCL

28 luglio 1953

Come sovente accade ai giorni nostri, anche allora, per far fronte ad una impellente necessità del momento, il legislatore dell'epoca provvide con una legge a disciplinare giuridicamente gli studi professionali di assistenza e di consulenza. Nacque così la legge 1815/1939.

Gli atti parlamentari, veramente scarni, come era logico attendersi data l'epoca ed il momento politico, non ne fanno cenno, ma la necessità che portò a questa legge non può essere stata che quella di frenare gli abusi connessi al sistema sociale che si andava consolidando.

L'Esecutivo dell'epoca, infatti, aveva da poco iniziato ad operare con leggi sociali che, per raggiungere lo scopo prefisso, comportavano adempimenti complessi, farraginosi e delicati. Si veda, ad esempio e conferma, la normativa sull'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro nell'industria (legge del 1935 e regolamento del 1937); la legge del 1936 sul perfezionamento e coordinamento legislativo della previdenza sociale, insieme con la legge del 1939 che modificava le disposizioni sulle assicurazioni obbligatorie per l'invalidità e la vecchiaia; la legge del 1934 per il riposo settimanale e domenicale e per la tutela del lavoro delle donne e dei fanciulli.

Vi era una tal messe di cose da fare e da non fare, a rischio di sanzioni severe, da trovare impreparato ed inadeguato il sistema delle libere professioni dell'epoca. Il terreno era pertanto fertile per dar vita, in ogni luogo d'Italia, a servizi resi da cittadini in possesso di qualche rudimentale cognizione di settore. Si trattava, in genere, di prestazioni fornite da impiegati pubblici e da sindacalisti, privi di controllo e quindi soggette ad "errori" non sempre casuali.

Tutto ciò ha verosimilmente costituito la spinta alla promulgazione della legge 1815/1939, che rappresenta il primo nucleo giuridico e l'atto di nascita della futura Categoria dei Consulenti del Lavoro, attraverso le "famigerate" autorizzazioni, sulle quali sarà necessario tornare più volte.

Gli abusi, cui si è accennato, devono essere stati talmente rilevanti da indurre il legislatore, sia pure con l'onere attenuato della segnalazione previsto dall'articolo 5, ad obbligare a rendere noti alla Pubblica Amministrazione gli avvocati e procuratori, i dottori commercialisti ed i ragionieri, iscritti ai rispettivi Albi, che intendevano occuparsi del settore previdenziale.

Pur tuttavia, gli articoli 4 e 5 della legge in argomento non ebbero concreti sviluppi sino alla fine degli anni quaranta quando, al termine del secondo grande conflitto mondiale, gli italiani dovettero rimboccarsi le maniche per ricostruire tutto, proprio tutto: le case, le fabbriche, le coscienze, il sistema previdenziale, i relativi organi di controllo e così via.

La dura esperienza fu vissuta anche da chi scrive. Fui infatti congedato nel 1945, dopo cinque anni di servizio militare trascorso in gran parte oltremare in zone di operazione bellica. La fabbrica presso la quale lavoravo come impiegato era stata rasa al suolo dai bombardamenti ed al ritorno mi trovai pertanto disoccupato.

A Milano, dove era nato nel 1904, Aldo Balzi si trovava in condizioni non molto diverse. Sindacalista delle appena disciolte corporazioni, sostenne e superò agevolmente l'esame di autorizzazione e si lanciò con successo nella nuova attività.

Erano gli albori degli anni cinquanta quando, dal Ministero, filtrarono le prime allarmanti notizie circa l'abolizione dell'articolo 4, fatto che avrebbe in sostanza comportato l'eliminazione dei tenutari autorizzati, così come allora venivano indicati i Consulenti del Lavoro.

Balzi che dall'attività traeva allora, come tanti altri, sempre più soddisfacenti profitti, pensò di correre ai ripari dando vita ad una rappresentanza sindacale. La creò in occasione di una assemblea di settantadue persone, svoltasi presso la Camera di Commercio di Milano il 24 Gennaio 1953.

La regolarizzazione definitiva, con l'atto di costituzione, statuto e nomina della prima dirigenza, avvenne pochi mesi dopo, il 28 Luglio 1953, in via Pietro Verri n. 4, a Milano, presso lo studio del notaio Attilio Raimondi.
Qui si precisa la denominazione dell'organismo:

"Associazione dei Consulenti in materia di Lavoro e Previdenza Sociale",

con sede a Milano.

La prima compagine dirigenziale era formata dalle persone di seguito elencate:
AIdo Balzi - Presidente
Dott. Giorgio Razzo - Vice Presidente
Rag. Ottorino Scaramuzza - Segretario
Sergio Schioppetto - Tesoriere
Rag. Alessandro Guarnotta, rag. Michelangelo Manin, dott. Felice Simonetti, rag. Achille Solaro, dott. Nicola Vespa - Consiglieri effettivi
Vi erano anche tre Consiglieri supplenti nelle persone di Giuseppina Santagostino, Attilio Moalli e Secondo Volonté.
Il Collegio dei Revisori era formato da Elisa Merli, Presidente; Giuseppe Pozzi ed ancora Giuseppina Santagostino, effettivi e senza supplenti.
Il Collegio dei Probiviri elencava Giacomo Poggi Longostrevi, Presidente; Luigi Bianchi, Pietro Carbone, Italo Malerba e Oscar Malingher, Probiviri effettivi.

Alcune curiosità. Nel Consiglio Direttivo i commercialisti erano in maggioranza (cinque). Il più giovane dirigente, Poggi Longostrevi, il gentiluomo amico di sempre, aveva all'epoca appena 25 anni.
Il lavoro della prima dirigenza o, per maggior precisione e come di solito avviene, del presidente Balzi, uscì timidamente da Milano nella direzione di altre provincie. Le più attive erano allora Torino, Napoli, Firenze e Livorno, dove Balzi ritrovò i fermenti associativi che lui già aveva concretizzato nella sua città.
Perché sia ricordato, va detto che a Napoli c'era un folto gruppo, raccolto intorno ad Alemagna, padre di Enrico, ed all'allora giovanissimo Gustavo Di Mauro, dei quali ancora si parlerà. A Torino il gruppo sindacale faceva capo a Calliari, Cardellicchio e Varcesi. A Livorno, infine, i primi passi associativi furono mossi da Cesare Orsini, attraverso la stesura di uno statuto approntato in collaborazione con il Capo dell'Ispettorato del Lavoro Narni Mancinelli. Già, proprio così, a documentare che non tutti i funzionari ispettivi furono contro il consolidamento e l'affermazione della categoria.
Le tre iniziative di Napoli, Torino e Livorno rientrarono nell'alveo milanese e iniziò così, con maggiore decisione, l'estensione nazionale del sindacato.

Tratto da: Cesare Orsini - ottobre 2000 - Come diventammo Consulenti del Lavoro - Mestre (VE) - Editore. CSC Srl 2000

Il 21 settembre 1958 in occasione della seconda giornata del Consiglio Nazionale su proposta del Presidente Franco Varcesi viene approvata all'unanimità la modifica della dizione associativa da "A.N.C.D.S. - Associazione dei Consulenti in materia di Lavoro e Previdenza Sociale" a:

"A.N.C.L. - Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro"

La nostra storia

PRESIDENTI ANCL

Aldo Balzi

dal luglio 1953 al febbraio 1957


Franco Varcesi

dal febbraio 1957 al novembre 1959


Cesare Orsini

dal novembre 1959 al giugno 1966


Ettore Pozzi

dal luglio 1966 all'aprile 1968


Mario Giarola

dall'aprile 1968 al dicembre 1969


Adolfo Cristiano

dal gennaio 1970 al maggio 1976


Aldo Giuliattini

dal giugno 1976 all'ottobre 1978


Giancarlo Bottaro

dall'ottobre 1978 all'aprile 1980


Giuseppe Innocenti

dall'ottobre 1980 all'ottobre 1986


Benito Pesenato

dal novembre 1986 al dicembre 1987


Adolfo Florio

dal dicembre 1987 al giugno 1991


Alfredo Casotti

dal luglio 1991 al novembre 1993


Gabriella Perini

dal novembre 1993 al novembre 1996


Roberto De Lorenzis

dal dicembre 1996 al giugno 2007


Franco Dolli

dal giugno 2007 all'ottobre 2007


Francesco Longobardi

dall'ottobre 2007 all'ottobre 2016


Dario Montanaro

dall'ottobre 2016 ad oggi


Albo d'oro

Aldo Balzi

MILANO